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24ago17


La badante era una latitante Vicenza, arrestata la regina dei narcos


Era considerata la «regina dei narcos» e per sfuggire alla condanna a ventuno anni e mezzo e a un ordine di carcerazione emesso ancora nel 2015 dalla procura di Napoli, si era trasferita nel Vicentino. In una villetta di Thiene, a lavorare come badante sotto falsa identità. Ma la fuga di Carmela Riemma, originaria di Acerra, già nota come giocatrice dell'Avellino Calcio, è finita venerdì, dopo due anni di latitanza. I militari del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli dopo articolate indagini sono riusciti infatti a scovarla a Thiene, dove conviveva con altre quattro persone, le quali erano del tutto all'oscuro dei suoi trascorsi criminali. Ad arrestarla sono stati i militari del Gico (Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata), anche con la collaborazione dei finanzieri di Thiene.

 

La fine della libertà per la narcotrafficante al servizio della camorra campana e dei clan romani. Una libertà che non è riuscita a mantenete nonostante la nuova identità e la nuova vita, lontano della sua terra di origine. Sì perché ora la donna, che era già scampata a due mandati d'arresto, è in cella, dove dovrà scontare la pena a cui è stata condannata per aver «rivestito un ruolo di primissimo piano all'interno di un ben strutturato sodalizio criminale dedito all'importazione di cocaina dal Sudamerica», soprattutto dall'Ecuador, dove suo fratello era già stato fermato. Fiumi di droga destinata a foraggiare le piazze dello spaccio di Napoli, Roma, Firenze e Torino, arrivando fino alla Riviera Adriatica. «Traffico internazionale di stupefacenti la contestazione che, assieme ad altri reati connessi, ha portato il tribunale partenopeo a condannarla - con sentenza passata in giudicato - a 21 anni e 6 mesi di carcere», così come ricordato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli che ha dato notizia dell'arresto.

Pensare che la notorietà della donna, in prima battuta, era legata al calcio, alla formazione dell'Avellino con cui aveva militato. Ma aveva deciso di appendere le scarpe al chiodo per darsi al traffico di droga e diventare la referente di numerosi gruppi nell'ambito del narcotraffico. Un'attività che le rendeva indubbiamente molto di più. Già nel 2000 era rimasta coinvolta in una maxi-inchiesta effettuata dalla squadra mobile di Torino che aveva portato a galla un importante traffico di cocaina tra Italia e Venezuela. A gestirlo un gruppo criminale in cui le donne avevano un ruolo di primo piano e tra queste appunto c'era Carmela Riemma. Allora lei e altre cinque erano finite in manette tra le ventotto persone arrestate. E poi ci fu il tentativo di rapire la figlia di sei anni di un pregiudicato milanese «reo» di non aver saldato un debito di 200 milioni di lire. Riemma, ritenuta all'epoca la mente, il capo clan, si era appostata con i suoi complici sotto casa dell'uomo per ucciderlo visto che il sequestro della figlia era fallito. Ma venne arrestata dalla polizia e con lei i suoi uomini. Quattro anni dopo per lei scattò un nuovo arresto, stavolta per traffico di droga. E poi la condanna più importante, la «stangata» a 21 anni e mezzo. Quella che ora dovrà scontare.

[Fonte: Corriere del Veneto, Thiene, Vicenza, 24ago17]

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Corruption and Organized Crime
small logoThis document has been published on 19Sep17 by the Equipo Nizkor and Derechos Human Rights. In accordance with Title 17 U.S.C. Section 107, this material is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes.